Le News Di Kim Basinger

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17Settembre

F
inalmente il trailer di While she was out. Ancora incerte, invece, le notizie circa la sua distribuzione. A quanto pare in Italia sarà distribuito dalla
P.F.A.
Il formato del trailer è ancora scadente, ma almeno il trailer c'è e a quanto pare il film è molto bello!

Recensione in anteprima di The Burning Plain
Direttamente da Venezia arriva a Roma, in anteprima, l'opera prima di Guillermo Arriaga "The Burning Plain" interpretato magistralmente da Kim Basinger, Charlize Theron, Jennifer Lawrence e Joaquim de Almeida.
Il film narra le storie interconnesse tra diversi personaggi separati dal tempo e dallo spazio. Mariana sta cercando di rimettere in sesto le vite dei suoi genitori. Sylvia deve affrontare un'odissea emotiva per cancellare un peccato del suo passato. Gina e Nick formano una coppia alle prese con una relazione clandestina, e Maria cerca di aiutare i suoi genitori a trovare redenzione.
Arriaga alla sua prima regia ci regala un film drammatico, forte e commovente. Quattro storie apparentemente diverse, ognuna di esse dominata da un colore. 4 colori come i 4 elementi, acqua, aria, terra e fuoco. Il fuoco è l'elemento predominate attraverso il quale prende il via l'intera vicenda. Una vicenda fatta di sofferenze, di dolore e tristezza. Kim Basinger e Charlize Theron pur interpretando i ruoli di madre e figlia non appariranno mai insieme. Kim Basinger moglie adultera dà prova di essere una grande attrice. Insieme forte e tormentata, sofferente e innamorata. Il suo è un ruolo ben delineato e decisamente ben recitato. Drammatico e malinconico uno dei personaggi meglio riusciti del film. Pur non essendo più una ragazza riesce con la sua eleganza e la sua semplicità ad essere raffinata e allo stesso tempo sexy. Sicuramente una delle sue migliori interpretazioni.
Charlize Theron interpreta Sylvia, una 30enne autolesionista e disillusa dalla vita con un segreto che le rende impossibile vivere a pieno la sua vita. Dopo Monster altro ruolo scomodo per la bellissima Charlize Theron (qui in veste anche di produttrice) che ancora una volta mette da parte gli abiti sexy e da superdiva per calarsi in un ruolo cupo, disperato e sgraziato. E' un piacere vederla recitare. La giovanissima  Jennifer Lawrence da prova di essere una grande promessa del cinema di domani. Anche per lei un ruolo estremamente disperato, difficle. Il suo forse è il personaggio più sofferto, quello dai risvolti più amari. La Lawrence riesce ad ammaliare con il suo sguardo ora freddo e distaccato ora languido e spaesato. Intrigante.
Arriaga, come regista, mette a segno una super coppia di attrici (Basinger/Theron) che fanno volare alto il film. Una coppia d'assi che rende questa opera prima davvero superlativa.
Lo storia è drammatica, pessimista ma mai patetica. Il regista non vuole colpire con la facile lacrima o con il colpo di scena, il suo intento è quello di narrarci il viaggio nel proprio io che i personaggi del film percorrono attraverso i 4 elementi.
 Lo stile utilizzato è quello caro al regista; la storia ad incastro. 4 storie che si avvicendano tra lo spazio ed il tempo rendendo il pathos sempre alto e regalando allo spettatore momencati di alto cinema. Sicuramente non un film facile, a volte un pò indigesto ma che vale la pena di esser visto soprattutto per la prova di Kim Basinger e Charlize Theron due grandi attrici del cinema americano.

5 Settembre
Kim Basinger in The Burning PlainThe Burning Plain è stato presentato a Venezia il 29 Agosto ed è stato accolto con Applausi in sala e Recensioni positive. In Italia il film uscirà il 14 Novembre e sarà prodotto dalla 2929 production e distribuito dalla Medusa

Ecco come l'ha recensito Luciana Morelli:


New Mexico. Nel mezzo di una pianura sconfinata e arida una roulotte arde tra le fiamme e si porta via due vite, quella di due amanti clandestini che avevano scelto quel posto lontano dal mondo per rubare alla vita di tutti i giorni piccoli ma irrinunciabili momenti di felicità. La polizia li ritrova carbonizzati ma saldati in un solo corpo a suggello di un ultimo incontro d'amore. Lei è Gina (
Kim Basinger), moglie insoddisfatta nonché madre amorevole di quattro figli, lui è Nick, padre di due figli maschi, sposato ed anch'egli infelice ormai da troppo tempo. Due famiglie distrutte dal dolore, ora nemiche, segnate per sempre da una tragica fatalità.
Portland. Sylvia (Charlize Theron) è una splendida trentenne che gestisce un ristorante di lusso sul mare tra un'avventura di sesso e l'altra. Potrebbe avere tutto dalla vita ma non le basterebbe a colmare il vuoto d'amore che c'è nel suo cuore. Potrebbe avere tutti gli uomini che desidera ma non riesce ad amarne nessuno. I suoi occhi trasudano angoscia, la sua vita è senza affetto, il passato incombe sul suo presente come un tuono prima di una tempesta. Un corpo e un'anima che sembrano non trovare pace quelli di Sylvia, autolesionista sin da quando era una ragazzina, ora cronicamente disillusa. Solo tornando indietro nel tempo, agli anni della sua adolescenza nel New Mexico, e accettando una volta per tutte la morte della madre e il distacco dall'uomo della sua vita, potrà provare a ricostruire la sua identità di donna con lo sguardo rivolto verso il futuro.
Difficile e non meno desolante l'esperienza di Maria, una bambina di dodici anni cresciuta da un ragazzo padre e dallo zio dopo che la sua giovane mamma sparì nel nulla due giorni dopo la sua nascita e quella di Mariana, adolescente passionale e ribelle che, in lotta contro i sensi di colpa e contro se stessa per essersi innamorata del figlio dell'amante di sua madre, decide di fuggire con lui e di lasciare per sempre il luogo in cui è cresciuta.

Conflitti generazionali, amori contrastati, passioni travolgenti, sensi di colpa brucianti, nascita e morte, passato e presente si intrecciano e spesso viaggiano parallelamente nel film che segna il debutto alla regia di Guillermo Arriaga, consacrato sceneggiatore-spalla del collega Alejandro Gonzalez Inarritu che ha portato sul grande schermo le sue tre precedenti straordinarie sceneggiature (Amores Perros, 21 Grammi - il peso dell'anima e
Babel) e dal quale ha bruscamente divorziato per una cosiddetta 'discordanza di vedute'.
Gioca con i personaggi Arriaga, con genitori e figli lacerati dalla vita, dalle responsabilità, da amori proibiti che divengono bisogni primari e valvole di sfogo verso un'intima utopia di libertà. In The Burning Plain l'autore lega indissolubilmente il presente, il passato e il futuro, racconta il dolore e la morte come sublimi accezioni della vita, avvicina l'acqua con il fuoco, l'aria con la terra costruendo intorno ad una passione travolgente un dramma esistenziale di grande intensità emotiva, visto da diverse angolazioni ed in cui tutti sembrano potercela fare con le proprie forze ma alla fine falliscono miseramente sprofondando nella solitudine più profonda.

 L'ennesimo puzzle narrativo inventato dal maestro dell'altalena flashback-flashforward affascina e coinvolge, forse per la prima volta viene imperniato su un'unica vicenda in cui sono i personaggi a spaziare nel tempo anziché più storie a confluire in una sola ad incastro. All'inizio ogni vicenda sembra non avere legami con le altre, come nella miglior tradizione di Inarritu, ma con lo scorrere dei minuti situazioni, sensazioni e personaggi, ognuno dei quali magistralmente disegnato da Arriaga, confluiscono in un unico vivido affresco di vita vissuta, incorniciato sullo schermo dall'altrettanto magistrale giro di valzer temporale conclusivo.
Una cosa è certa, Arriaga (come il suo compare Inarritu) dovrà inventarsi in futuro delle convincenti variazioni sul tema perché alla lunga certi meccanismi raccontati sempre con la stessa cifra stilistica rischiano di diventare obsoleti e di stancare anche gli stessi fan che, ad oggi, gridano al capolavoro. C'è da registrare qualche prevedibilità e qualche sdolcinatezza di troppo nei dialoghi, ma anche una straordinaria colonna sonora scritta niente meno che da Hans Zimmer
ed una fotografia altrettanto sublime capace di apporre un ulteriore malinconico accento sul dramma che si consuma inesorabile sullo schermo. Bravi tutti gli attori, su tutti la Basinger e la Theron, entrambe in odore di candidatura.


Questa recensione, meno positiva racconta troppo della trama è di Federico Gironi

Purtroppo The Burning Plain – esordio dietro la macchina da presa dello sceneggiatore di Inarritu e di Le tre sepolture Guillermo Arriaga – non ha smentito ma confermato tutti i timori che covavamo alla vigilia della visione. Timori relativi al fatto che Arriaga, invece di battere i sentieri del film diretto da Tommy Lee Jones, sia come sceneggiatore che come regista, privilegiasse la via narrativa e tematica fin ora espressa nei tre film che ha realizzato con Alejandro Gonzales Inarritu.

Utilizzando nuovamente l’espediente delle storie incrociate e situate su diversi piani temporali, con The Burning Plain Arriaga realizza l’ennesimo film basato su dolori, lutti, rimorsi ed errori. Impossibile sintetizzare la trama senza spoilerare troppo: basti dire che al centro di tutto c’è Sylvia, ristoratrice dell’Oregon emotivamente danneggiata interpretata da Charlize Theron. Sylvia è in fuga da un passato travagliato e traumatico che cerca di dimenticare; un passato che riguarda e coinvolge la madre (Kim Basinger) morta tra le braccia dell’amante e che ritorna da lei sotto forma di una figlia abbandonata da neonata.

The Burning Plain è un film che sintetizza quasi tutti i difetti di un certo pessimo tipo di cinema contemporaneo. Un cinema furbesco e manipolatorio che vede per l’appunto nei film di Inarritu e in Crash i suoi più celebri esponenti. Cominciando con la scelta oramai formalistica e narrativamente ingiustificata delle storie incrociate (figlia a sua volta forse dell’abusatissima teoria dei sei gradi di separazione…) e proseguendo con uno stile retorico e solo fintamente asciutto, programmatico e meccanico - e di conseguenza emotivamente e cinematpgraficamente inefficace – nella messa in scena di dolori e sofferenze. In più, rispetto ad altri film del genere, quello con cui Arriaga ha esordito nella regia ha l’aggravante di aver calcato ulteriormente la mano sugli aspetti più ottusamente reazionari delle vicende che racconta. Basti pensare che motore scatenante di indicibili tragedie è infatti un tradimento, punito con la morte e portatore di complesse e moralistiche conseguenze sulle famiglie dei defunti fedifraghi.
E conta quindi assai poco che, in conclusione, dal punto di vista prettamente tecnico e visivo Arriaga si dimostri regista non particolarmente dotato e che esca male dall’inevitabile confronto con Inarritu. Dal canto suo
Charlize Theron sarebbe anche bravina, ma dovrebbe oramai spiegarci con quale criterio sceglie i suoi ruoli al cinema. Il pubblico però ha apprezzato: non sorprende, visto che, nonostante le apparenze, tra le aggettivazioni non certo positive attribuibili a The Burning Plain c’è anche quella di consolatorio nel suo ritorno ad un equilibrio figlio dello status quo più paternalista.

Ecco cosa scrive invece  Vincenzo Avagliano 

Guillermo Arriaga debutta alla regia con il suo primo lungometraggio, The Burning Plain, in concorso alla Mostra, film nel quale ritroviamo tutti gli elementi distintivi dello (ex) sceneggiatore dei film di Iñarritu, da Amores Perros a Babel.

Sylvia, una straordinaria Charlize Teron, manager di un ristorante di Portland, guarda nuda fuori dalla finestra della sua stanza e vede davanti a sé il suo passato, un passato di colpa e peccato dal quale è fuggita senza mai riuscire a liberarsene. Nel suo passato c’è la morte tragica di sua madre (Kim Basinger) e del suo amante bruciati in una roulotte in mezzo al deserto del New Mexico, c’è il suo amore “sbagliato” proprio per il figlio dell’amante della madre, e c’è Maria, la figlia che ha abbandonato due giorni dopo averla partorita, cresciuta da sola in Messico col padre, pilota di aerei per la disinfestazione delle piantagioni. Come nei precedenti film da sceneggiatore, anche in questo caso ci troviamo di fronte a storie parallele che si incontrano, si sfiorano, si intrecciano indissolubilmente, con una struttura spazio-temporale del racconto complessa e non lineare. Arriaga racconta tutte queste storie attraverso una struttura solida che salta da un luogo e da un tempo all’altro con estrema delicatezza, fino all’epilogo finale in cui le diverse storie si incontrano e trovano un senso.

E’ un film questo sulla colpa e sull’autostima, sulle cicatrici del cuore che ci portiamo dentro e si tramandano di generazione in generazione, di madre in figlio. Le colpe, nella vita, possono essere bruciate o “disinfestate”, ma rimangono intatte e si trasformano in una cicatrice indelebile, proprio come quella che i due giovani amanti si procurano volontariamente per non dimenticare il giorno in cui si sono incontrati e amati. Le uniche vie di salvezza sono l’amore e il perdono, sembra suggerirci Arriaga, capaci di riconciliarci con il mondo ma prima di tutto con noi stessi. Attraverso le vicende parallele della madre e della figlia, Sylvia riuscirà alla fine del film a ritrovare la propria identità, misconosciuta e violentata, e a fare i conti con quel passato da cui era fuggita, ma soprattutto sarà capace, attraverso sua figlia Maria, di espiare le colpe derivate dal suo complesso rapporto con la madre. Il cerchio si chiude. Per rappresentare il tutto il regista è ricorso ai quattro elementi del fuoco, dell’acqua, dell’aria e della terra: le terre assolate e brucianti del Mexico e del New Mexico, riprese con campi lunghissimi, a sottolinearne la valenza di frontiera, che è dei luoghi ma anche dell’anima, delle scelte e delle conseguenze che comporta; il fuoco, rappresentato dal rogo della roulotte che è la sequenza con cui si apre il film, che brucia ma non riesce a cancellare, l’acqua che lava ma non purifica.

La regia di Arriaga è molto delicata, lontana dalla veemenza della macchina da presa di Iñarritu; la telecamera sembra accarezzare le storie e i personaggi che il regista ci presenta scavando a fondo negli sguardi, nei silenzi, nelle emozioni. Anche il montaggio presenta questa dimensione piana, il passaggio da una storia all’altra avviene non per scarti violenti, ma quasi per dissolvenza, fino ad una vera fusione, come nel finale quando, un attimo prima di entrare nella stanza d’ospedale dove è ricoverato il suo uomo, Sylvia ripercorre tutte le tappe fondamentali della sua vita, e il montaggio unisce simbolicamente tutti i protagonisti, che meditano sulla propria vita che si distende davanti al loro sguardo, dietro il vetro della finestra o oltre la portiera dell’auto. L’interpretazione di Charlize Teron e di Kim Basinger è intensa e straordinaria, piena di frasi e gesti interrotti, di non detti, come i loro personaggi, sospesi tra l’anelito di vita e il peso che comporta abbandonarsi ad essa. Dopo essersi confermato sceneggiatore di razza, Arriaga dimostra di essere anche un grande regista riuscendo a governare abilmente una storia complessa ma convincente. E, soprattutto, emozionante.

Recensione tratta dal sito del Cinematografo

All'orizzonte, un camper abbandonato in fiamme. Una ragazza (Charlize Theron) che lavora in un ristorante chic di Portland. Un funerale in una città sulla frontiera Usa-Messico, con un ragazzo e un'adolescente che incrociano lo sgaurdo. Una ragazzina che vede l'aereo del padre schiantarsi al suolo in Messico...
Che cosa cambia quando un premiato e stimato sceneggiatore esordisce alla regia? Quasi nulla, almeno nel caso del messicano Guillermo Arriaga che, dopo la separazione consensuale (?) dal connazionale Alejandro Gonzalez Inarritu, porta in Concorso al Lido la sua opera prima,
The Burning Plain. Protagonista una tragedia bifamiliare, nelle sue molteplici conseguenze, seguita con la consueta - vedi gli script di Amores perros, 21 grammi e Babel - struttura a incastro: azione, tempo e luogo giostrate dalla penna di Arriaga per trarne una materia infuocata, Burning.
Ammesso che funzioni sulla carta - troppo scoperto il salto tra passato e presente, nonostante la giovane Mariana (Jennifer Lawrence) rimanga (sic!) innominata per quasi un'ora - questo meccano è oggi usurato sullo schermo, grazie anche alla fortuna dei titoli dell'accoppiata Inarritu-Arriaga. Servirebbe per svecchiarlo - ma oggi la linearità non è già tornata a essere l'opzione più innovativa? - una regia non subordinata alla sintassi della sceneggiatura, capace di liberarsi dalla punteggiatura della pagina per offrire traiettorie, squarci e sguardi di cinema per il cinema.
Ebbene, questo non avviene, nonostante la strada messa in discesa da un cast affiatato e di livello: l'intensa Charlize Theron, nei panni di Sylvia, dal Messico transfuga a Seattle, lasciandosi alle spalle una bambina e, invano, il senso di colpa; Kim Basinger, prova coraggiosa e sofferta la sua, moglie adultera e madre di famiglia alla deriva, e ancora l'ottima teen Jennifer Lawrence, J.D. Pardo e José Maria Yazpik. Fatiche sprecate dalla ricerca di geometrie drammaturgiche che finiscono per raffreddare le emozioni, ancora vibranti nell'interpretazione particolare degli attori ma rese atone dal quadro cartesiano generale: se i tasselli sono infuocati, il mosaico paga lo scotto...

Dal sito FilmUp

Alla sua prima esperienza da regista, lo sceneggiatore messicano Guillermo Arriaga, nominato agli Oscar per "Babel", ci regala un film commovente, denso di sentimento ed emotivamente coinvolgente.
La pellicola comincia con una roulotte in fiamme, nella vastità del deserto del New Mexico, dove due amanti clandestini raggiungono l’eternità del loro amore, per poi passare alla piovosa Portland dove una donna dallo sguardo triste gestisce un ristorante con più cura di quanto non faccia con la sua stessa vita. Ancora in New Mexico un ragazzo che seppellisce suo padre, mentre alza la terra dell’ultimo saluto, incontra lo sguardo di una ragazza che di recente ha perso sua madre, mentre in un campo di sorgo un piccolo aereo precipita davanti agli occhi di una bambina innamorata del suo papà.
Quattro storie, apparentemente separate tra loro, ma fortemente incatenate, attraverso lo spazio e il tempo, e attraverso i quattro elementi, fuoco, acqua, terra e aria, chiave di lettura e filo conduttore di tutto il film. Ciò che si scopre man mano che gli eventi procedono nella narrazione, è che le storie raccontate sono le stesse, ma viste in tempi diversi e dalla prospettiva di ogni singolo protagonista. L’evento è solo uno: la tragedia, ed è quello che l’ha determinata e ciò che poi ha causato a costruire tutto il film. Come dice lo stesso Arriaga, quando qualcuno racconta la storia della sua vita lo fa sempre senza un filo logico ben preciso, passando qua e la attraverso i fatti e il tempo, senza ordine. Ed è in questo modo che il regista ha voluto raccontare il dramma di una donna, il rapporto con sua madre prima, e con sua figlia poi, il disagio e desiderio di scappare da se stessa. E ci riesce pienamente, aiutato da un cast veramente eccezionale che esprime a fondo e ritrasmette allo spettatore tutti i sentimenti e le emozioni.
Perfetta nel suo ruolo Charlize Theron, che già in "Monster" aveva dimostrato la sua crescita professionale, qui la riconferma e se possibile la rende ancora più solida, così come Kim Basinger, che da al suo personaggio allo stesso tempo una fragilità e una forza che solo l’esperienza e il talento possono permettere. Le due splendide attrici, che hanno iniziato la loro carriera ottenendo dei ruoli più per la bellezza che per la bravura, sono l’espressione di un Cinema femminile che va sempre più staccandosi dal clichè della pin up che mette in mostra le sue grazie, per dare spazio, finalmente alla recitazione, e all’interpretazione, rendendo i personaggi più simili alla realtà. Le due giovani protagoniste di questo film, Jennifer Lawrence e Tessa Ia, dimostrano di voler seguire le orme delle colleghe più note, mostrando una concentrazione ed un impegno che si trasformano in un’eccellente prova recitativa.
Altro protagonista importante del film è il paesaggio, l’ambiente che circonda i personaggi, e che ne determina i caratteri, i sentimenti, gli umori, e che permette, grazie all’abile fotografia di Robert Elswit e John Toll, di trasmettere allo spettatore, tutta la gamma di emozioni che la storia racconta: la paura, il senso di colpa, la possibilità di una seconda opportunità, la redenzione attraverso l’amore.
La scelta narrativa di mischiare passato e presente rende la pellicola coinvolgente, e grazie ad un montaggio perfettamente eseguito, i frammenti di vita dei protagonisti uniti in modo quasi disordinato, contrariamente a quanto si possa pensare, rendono il film scorrevole ed avvincente, tanto che non si fatica ad immedesimarsi nei personaggi e seguire la loro crescita anagrafica ed interiore.


Dal sito Mymovies

Sylvia è la responsabile di un ristorante di lusso a Portland. È fredda e contenuta come l'ambiente che la circonda e percossa intimamente dalle onde di un mare in perenne tempesta. Mariana è una ragazzina che ha intrecciato una relazione con Santiago, dopo che un rogo si è portato via il padre di lui e la madre di lei, nella deserta pianura del New Messico. Maria è una bambina messicana che vive felice con il padre, fino a quando un incidente non cambia improvvisamente ogni cosa.
The burning plain, esordio alla regia dello sceneggiatore Guillermo Arriaga, confermando la sua fedeltà a uno stile ormai codificato di racconto, ne illumina la sensibilità introspettiva, la personalità artistica sicura, in una parola la pienezza e l'autonomia creativa.
Nella scrittura di Arriaga –
Babel lo testimonia - c'è sempre un momento che apre la diga e fa debordare, inarrestabile e potente, il film-fiume. Quel momento coincide con un incontro e, spesso, l'incontro è con uno sconosciuto, l'altro che rivela il sé. Non tanto, o almeno non più, personaggio-funzione, ma nodo di quell'immaginaria mappa spazio-temporale che i suoi racconti inventano con precisione e millimetrica coerenza. Percorrendo le strade della mappa -qui circoscritta dai quattro punti cardinali di terra, aria, acqua e fuoco- l'incidente è certo, tragico, irreparabile. Tale che devia il percorso, cambia la vita, la re-inventa, perché è questo il senso del suo narrare: andare ("sulla strada"), inciampare, "finire" per vivere.
Il viaggio di Sylvia lungo la mappa della sua storia, prende l'avvio dall'incontro con uno sconosciuto proveniente da una terra che il regista conosce bene, il Messico, e dalla quale non ha più bisogno di allontanarsi esageratamente. Non è il caso (come altrove) a fare da guida, piuttosto, al contrario, la necessità. Con pochi, importanti scarti rispetto al già dato, Arriaga dimostra di saper evitare le trappole di un sistema di scrittura che, per quanto estensibile all'infinito, rischiava evidentemente di divenire già gabbia.
Letteralmente patetico anche se non per questo melodrammatico,
The burning plain è un frutto maturo. La penna, così come i personaggi, si è fermata "al limite", un attimo dopo sarebbe scaduta nel cattivo gusto, un attimo prima il gusto non sarebbe stato pieno.
Come già in letteratura, al posto di regia Arriaga si spinge oltre rispetto al collega
Inarritu, che ha portato sullo schermo le sue migliori sceneggiature: nessuna patina, nessuna maschera sulla crudeltà dei luoghi e del cuore. Per questo, fortunatamente, il film non è già tutto sulla carta, ma trova la sua emozione nell'intensità richiesta agli attori.
Charlize Theron, Kim Basinger, Jennifer Lawrence, Tessa Ia. Donne, ma soprattutto madri e figlie, perché è la "generazione" il cuore di quest'opera: personaggi che hanno generato e sono stati generati e che, in virtù o per colpa di ciò, generano a loro volta il film, all'interno di un progetto autoriale in cui l'arte cerca di riprodurre il più esattamente possibile il moto della vita, per osmosi più ancora che per mimesi. Un progetto di cui Arriaga, con questo film, ribadisce e rivendica, appunto, la genitorialità.

Recensione di Primissima 

Recensione dal sito Cinema.it

Recensione dal sito Non Solo Cinema

Ecco cosa pensano Jennifer Lawrence e Charlize Theron di Kim Basinger:
Come è stato lavorare con Kim Basinger?
Jennifer Lawrence: i momenti più entusiasmanti della mia vita li ho passati sul set con lei. Vederla lavorare è stato fantastico, come vedere Monet dipingere un quadro. È una grande attrice sempre gentile e disponibile, è molto concentrata e ho un rispetto enorme per lei.
Charlize Theron: fin dall'inizio abbiamo discusso su chi potesse interpretare quel ruolo, e c'era un lungo elenco di attrici che potevano essere adatte, ma Kim ha qualcosa, una forza, ora molto più di quando aveva 30 anni, e insieme la vulnerabilità di una ventenne, e non si può costruire una cosa del genere, non si può fingere. Tutti speravano volesse partecipare al film.